CONTATTAMI
Julia Jones logo

Blog

Regalo di compleanno

Quest’estate a luglio mi trovavo a Santa Caterina dello Ionio in provincia di Catanzaro per assistere alla 15° edizione della “Corrinsieme”. Non ero lì per assistere alla gara. E’ stato un passaggio, un incontro casuale mentre viaggiavo verso la città di Messina. Era anche il mio primo viaggio in Calabria, l’ultima regione che mi mancava per aver una visione completa dell’Italia. La gara era curiosa in quanto c’erano pochissimi spettatori per un evento internazionale. Andriani e Pertile erano presenti per testare le gambe prima di partire per Barcelona, ed insieme a loro a correre, ma soprattutto a lavorare, c’era Genny Di Napoli.

Genny è una di quelle persone che ha un aura permanente intorno. Se potessi vederlo direi che sia di color giallo perché lui è sempre raggiante e con una buona parola per tutti. Così gli dico un segreto che ho condiviso con poche persone: andavo a Messina per nuotare lo Stretto per celebrare i miei 50 anni. “Ma perché una che corre decide di nuotare?” mi chiese.

Da piccola in California abitavo a quindici minuti dalla… spiaggia. Sono sempre tentata di dire “mare” per abitudine della lingua Italiana. Invece, in California, abbiamo l’Oceano Pacifico che ha un carattere completamente diverso dal Mediterraneo. Abitando così vicino alle spiagge, mia madre ci portava spesso nel fine settimana, non prima di aver obbligato tutti  e quattro noi figli a frequentare per anni i corsi di nuoto. Ancora mi ricordo le alzate estive alle 7.00 di mattina per essere puntuale all’inizio della lezione. Noi abitavamo alla California del Nord, vicino a San Francisco. Così si era fortunati se la nebbia non incombeva già di primo mattino, soprattutto d’estate.  Si nuotava con ogni condizione ambientale e, per fortuna, la piscina outdoor era riscaldata! Imparando a nuotare bene mia madre poteva stare più tranquilla quando ci portava a fare il bagno fra le onde del Pacifico.

La marea dell’Oceano ha un andamento molto preciso e prevedibile sino a sapere l’orario e la locazione esatta e il successivo riflusso. Cercavamo sempre le onde più alte proprio quando arrivava la marea, evitando l’orario del riflusso che era in grado di portarti pericolosamente a largo. L’acqua era ghiacciata e anche quando le temperature estive si facevano sentire rimaneva un’impresa resistere in acqua per più di trenta minuti. Ma ci si divertiva così tanto a fare surf che solo le mie labbra blu mi obbligavano a venir via. È stato lì che ho imparato a non aver paura della forza dell’acqua. Aspettavo l’onda giusta che avrebbe caricato il mio corpo sopra, sino alla riva. Bastava mettere le mani davanti e tenere le gambe equilibrate dietro. Qualche volta le onde erano molto alte e rischiavo di essere travolta. In quei frangenti mi tuffavo sotto dove la schiuma non si era ancora formata, quasi toccando la sabbia, aspettando che tutto passasse. Ancora oggi solo immergermi nell’acqua salata in qualsiasi parte del mondo mi rievoca tutta la mia infanzia.

Sapevo già all’inizio dell’anno che volevo fare qualcosa di sportivamente speciale per il mio cinquantesimo anno. Non sono interessata a far vedere quanto sono ancora forte o quanto giovane mi sento oggi. Come regalo a me stessa volevo imprimere un ricordo indelebile da portare per il resto dei miei anni. Qualcosa di così fantastico che, a pensarci, avrei detto: “quanto è stato bello aver 50 anni!” Ho ancora molti sogni sportivi che vorrei compiere nei prossimi anni e vanno dal completare un Ironman ad un viaggio Canada-Messico in bicicletta. Sapevo che quest’anno, causa lavoro e famiglia, avrei avuto meno tempo a disposizione per gli allenamenti, così ho dirottato su uno dei sogni nell’elenco che potevo gestire senza troppi problemi: nuotare lo Stretto di Messina.

Per nuotare lo Stretto di Messina c’è una gara della Federazione di Nuoto ad agosto, ma accettano solo sino a ottanta iscritti, e non più di due atleti per ogni società sportiva. Avevo provato a febbraio ad iscrivermi, ma avevano esauriti i posti dopo pochi minuti. Così, quando ho sentito di un gruppo di persone che semplicemente facevano la traversata (con regolare permesso dalla capitaneria e assistenti in barca per seguirci), ho spedito il mio certificato medico e ho prenotato una camera matrimoniale per me e mio marito in un albergo a Messina. E… cominciai ad allenarmi.

Circa 3.5 km è la distanza che separa le spiagge di Villa San Giovanni in Calabria da quelle di Messina, da dove saremmo partiti. Durante i mesi di allenamento in piscina mi immaginavo i fondali, le acque, le correnti e la distanza tra “Scilla e Cariddi”. Nella mia testa il tutto era raddoppiato, da non poter vedere le due coste, e con correnti che mi avrebbero portato via in un istante. Nell’aspettare il traghetto per andare in albergo ho visto, invece, una piscina. Erano sempre 3,5km, ma mi sono resa conto che la mia immaginazione era molto più attiva delle acque che avrei nuotato l’indomani. Mi sono rilassata, anzi, non vedevo l’ora di nuotare!

Il briefing con i trenta nuotatori e l’organizzatore era fissato alle ore 17.00 in albergo. Alcuni di loro mi convinsero di andare insieme prima  a provare la temperatura dell’acqua, cosa che facevo molto volentieri. Pensavo che immergendomi nell’acqua, toccandola, mi avrebbe messo ancora di più a mio agio. L’acqua era fresca, ma con i trentacinque gradi fuori non dispiaceva affatto. Dopo un paio di bracciate ho sentito un pizzico alla caviglia. Entrando in acqua non avevo notato meduse da nessuna parte. Un secondo dopo ho preso una sberla al braccio sinistro e così era finita la mia prova per la giornata! Sono tornata sulla spiaggia, ho preso della sabbia calda e strofinato la pelle per cercare di togliere i residui urticanti della medusa. Ho versato un bel po’ di lacrime (il dolore più forte arriva 20/30 minuti dopo) e poi mi sono indirizzata verso il briefing con il gruppo.

La mattina dopo, alle 8.30 puntuali, eravamo tutti sulla spiaggia di Torre Faro. I gruppi erano stati divisi in due, con una prima partenza alle 9.00 e poi un’altra mezz’ora dopo. Il primo gruppo avrebbe dovuto nuotare leggermente verso sinistra per via delle correnti più forti. Il secondo gruppo, invece, avrebbe potuto dirigersi verso la meta seguendo una linea più diretta. Io ero stata aggregata al primo gruppo, composto a sua volta da sotto-gruppi di tre, assistiti da una piccola barca al seguito. Io ed i miei due compagni (Matteo e Lorenzo) avevamo una cuffia color azzurro, così gli assistenti in barca potevano identificarci con facilità. Sulla spiaggia ognuno faceva il proprio rito prima di entrare in acqua: si cospargeva di vaselina sotto le ascelle, stretching e riscaldamento delle braccia, tuffo di assaggio in acqua. L’incontro con le meduse del giorno prima mi ha convinto di indossare il costume prestatomi dalla mia amica Giulia. Era un “costumone” in lycra leggera a maniche lunghe che mi avrebbe protetta durante la traversata. Avevo una preoccupazione in meno. Siamo stati richiamati energicamente dal ‘mossiere’ e abbiamo fatto appena in tempo ad ammucchiarci per la foto di rito. Non ero nervosa, avevo solo un po’ di “farfalle” nella pancia. Sapevo che sarebbero sparite dopo pochi minuti di movimento. Avevo, poi, un pensiero che mi aiutava molto: dal primo sguardo sull’acqua di quella mattina non ho più avuto dubbi sulla mia capacità di completare la traversata.

Entrando in acqua per nuotare una lunga distanza c’è sempre un momento difficile all’inizio prima di prendere il ritmo e trovare il fiato. Cercavo di puntare sulle barche davanti e ogni tanto davo un occhiata ai miei due compagni che sono rimasti sempre sulla mia scia. Come da istruzioni del capitano, quando li perdevo di vista mi fermavo e aspettavo che loro mi raggiungessero. In verità lo facevo anche per me, non mi andava di nuotare completamente da sola. Così quando a metà percorso Matteo mi ha comunicato la sua intenzione di farsi tirar su dalla barca, l’ho ammonito con decisione, almeno per quanto potevo in mezzo al mare. Si è subito rimesso a nuotare!

Marco Raffaelli di Romacorre.it mi ha chiesto di rispondere a  due domande che possano riassumere la mia traversata

“Qual’era il pensiero ricorrente mentre nuotavi?”

Nuotare per sessantaquattro minuti (il tempo che ho impiegato per la traversata) certamente ti dà tempo per pensare. È un po’ come quando si corre, solo che c’è meno distrazione e anche se il respiro è automatizzato, spesso aiuta concentrarsi anche su di esso. Sentendomi in pieno controllo ho provato a “vedere” sott’acqua. Ho notato soltanto un paio di crostacei e alcuni pesci piccoli. Allora ho messo a fuoco l’intenso colore azzurro stratificato in toni diversi dalla profondità dell’acqua. Per un pezzo ho avvertito il piacere e la gratitudine per poter godere di quell’acqua, relativamente pulita. Questo pianeta è pieno di meraviglie naturali che l’uomo sta rovinando con le proprie mani. Pensavo al disastro nel golfo di Messico e mi sentivo fortunata di vivere in quel momento. Ad un certo punto mi sono resa conto che eravamo a soli 200 metri dall’arrivo. Vicini alla costa le onde si erano placate e appena i miei due compagni hanno visto la spiaggia hanno cominciato a nuotare con più facilità. Io, al contrario, mi sono lasciata andare, quasi ad allungare il tempo, dispiaciuta che quel momento così bello stava per concludersi .

“A chi ti dice: ma alla tua età…o a quelli che ti dicono: “ma non stai mai ferma!”

Non ho avuto commenti sull’età. Da notare che nel nostro gruppo c’era anche un signore di quasi 70 anni. Invece ho avuto due conversazioni con “amici” a pochi giorni della mia partenza per Messina. Entrambi erano maschi…non so se è un caso ma l’ho trovato significativo. Il primo mi ha detto che secondo lui avrei avuto difficoltà e probabilmente non sarei arrivata in fondo. Questo perché altri amici-misteriosi-e-non-sapeva-nemmeno-i-loro-nomi mi avevano visto nuotare e al loro parere non nuotavo bene… L’altro, il giorno prima di partire, mi ha detto che lui non si sarebbe mai avventurato in un’impresa del genere perché ci sono troppi squali nello Stretto di Messina ed è molto pericoloso nuotare lì.

Nel primo caso sono rimasta male. Perché il mio amico non cercava invece di incoraggiarmi? Perché aggiungere opinioni di altre persone se viene fatto solo per aggiungere mistero e dramma al racconto? Non ho uno stile perfetto ma navigo bene e non ho paura delle onde. Questo rimarrà per sempre un mio vantaggio sugli altri concorrenti. Nel caso degli squali, che dire? Spesso quello che scatena la reazione o il commento di un altra persona non ha niente a che fare con te. È  soltanto una riflessione su se stessi e sulle proprie paure. Se ho imparato una cosa importante della Traversata è stata questa.

Nessuno mi ha messo una medaglia intorno al collo al mio arrivo. Mio marito Piero mi ha dato un bacio con un semplice “brava” (e chi lo conosce sa che ha espresso il suo massimo!) In compenso ho una cicatrice sul braccio di cui vado quasi fiera (questo? l’ho preso nuotando lo Stretto di Messina…) e ricordi di cinquant’anni celebrati con un regalo che terrò per sempre fra le mie esperienze più belle.

  1. Giulia Rispondi

    Mi sono commossa!!! sei il mio capitano!:-))

  2. Luigi Rispondi

    Grande Julia!!! Gran bella gratificazione personale. In quanto ai commenti su di te…è solo invidia!!! Avanti così, coach!
    Luigi

  3. Tiziana ferretti Rispondi

    Una donna… Una garanzia!!! Grande Julia!! Gli squali ke fanno paura son quelli ke ti ” nuotano” intorno tutti i giorni… ;-))))

  4. Michela Rispondi

    Tu sei la nostra Sirena con la tua passione mi fai sognare Grazie Miky

  5. Lee Rispondi

    Sei un’ispirazione Julia!!! Grande….grandissima!!!

  6. mauro Rispondi

    You role model !!!

    M

  7. Lucy Rispondi

    already told you,
    you are an inspiration!!!
    e vaffanculo agli “amici” invidiosi dei tuoi successi.
    che si tuffino nello stretto prima di parlare!

    e ti conosco abbastanza bene per dire che questo post non è stato scritto per farti dire brava, è solo l’ennesima dimostrazione that everything is possible! you have to beleive it!!!!
    baci

    Lucy

  8. LUCIA Rispondi

    brava, ti ammiro!!!!

  9. cristiana Rispondi

    bellissimo il tuo racconto, la tua generosità non ha limiti, ancora una volta ci hai donato un pezzo
    di Te . Auguri per i tuoi meravigliosi 50.
    I sogni ci rendono vivi non dobbiamo mai dimenticarlo…….SUPER !!!!

  10. Pingback: Il Corso di Corsa » La mia sfida, 2011

Rispondi a Luigi Annulla risposta

*

captcha *