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Comfort Zones

Ho fatto qualcosa questa settimana che dovevo fare molto tempo fa. Ero però intimidita, spaventata e fissa nel mio modo di fare che era difficile fare qualsiasi tipo di cambiamento. Ho preso la decisione in un pomeriggio e, dopo solo una settimana, mi chiedo perché ci ho impiegato così tanto per dare una svolta alla mia vita.

Ho cambiato squadra di triathlon e (la cosa fondamentale) ho iniziato a fare allenamenti di nuoto in gruppo. Gulp.

una foto con Lucia prima di tuffarci in acqua l

Solo a scrivere quella frase mi fa capire quanto sembra ridicolo e sono sicura che vi state chiedendo dove fosse il problema. Prima un po’ di storia…

Quando ho iniziato a praticare il triathlon nel 1996 abitavo in Toscana e mi sono tesserata per una squadra locale. Andavo agli allenamenti in piscina e gareggiavo insieme agli altri affiliati. Due anni dopo mi sono trasferita in un altra regione, a 200 chilometri di distanza. Continuavo a gareggiare ma, ora, mi allenavo da sola. Sono andata avanti così per quindici anni!

Gareggiavo con nuovi amici ma continuavo ad essere tesserata sempre con la stessa società toscana. Sono rimasta “solitaria” per tanti motivi: i bambini da crescere, il lavoro che mi faceva viaggiare molto. Non ho orari stabili né un calendario preciso, così temevo sempre di trovarmi con una società che mi “obbligasse” a gareggiare. Sapevo di non potermi assumere un impegno simile.

Quest’anno mi sono proposta di cambiare un po’ di cose e, tra queste, ho incluso quella di trovare una nuova squadra di triathlon. La mia amica Lucia aveva già deciso di esordire quest’anno per cui abbiamo deciso di iscriverci alla stessa società. La prima domanda che ci hanno fatto era se avevamo piacere di allenarci con gli altri nella sessione di nuoto.

“No, vogliamo solo la tessera. Se vi incontrate per una pizza o qualcosa di simile, verremo con piacere …”

Ma, mentre ci allontanavamo, abbiamo iniziato a parlare delle nostre paure. Abbiamo ammesso che ci sentivamo intimidite a nuotare in gruppo. Eravamo preoccupate di essere troppo lente e incapaci di tenere il passo degli altri. Nuotiamo…bene. Sufficientemente per completare allenamenti di 2500 metri. Ma la tecnica? Da rivedere completamente. Così sapevamo che avremmo dovuto iniziare da zero e imparare le basi di nuovo, se fosse stato possibile. Così abbiamo convenuto di impegnarci per un solo allenamento e, successivamente, avremmo deciso se continuare con loro o allenarci da sole.

Abbiamo scoperto, poi, che anche l’allenatore di nuoto era intimidito quanto noi. Lui sapeva che non solo nuotavamo già ma che alleniamo in altri sport. Ha iniziato con la tecnica di base e, durante la prima lezione, mi sentivo spesso come se stessi annegando. Ma sessanta minuti di allenamento sono finiti in un lampo e ho sentito la mia voce dire che ero disposta a venire a nuotare tre volte a settimana. Quando mai! Anche se spalle e braccia facevano erano dolenti, l’allenamento mi era piaciuto molto.

Comfort Zones in inglese significa “zone di comfort” e ce l’abbiamo tutti quanti. Sono i nostri propri limiti che ci fanno sentire comodi, a nostro agio e al sicuro. Ma, ogni tanto, ci sono aree della nostra vita che devono essere ampliate, altrimenti lo spazio che ci circonda diventa stagnante e scipito. Se non facciamo qualche cambiamento verso quelle zone scomode, cominciamo a dubitare delle nostre capacità a farlo.

Ci sono molte Comfort Zones che possiamo sfidare anche durante la corsa. Correre più veloce, da un minuto a un chilometro, è esercizio per iniziare. Ci vuole solo un minuto! Accettare di incontrare un amico per una corsa o aderire ad un club locale è un’altra enorme espansione della Comfort Zone. Correre distanze più lunghe o iscriversi ad una gara è un altra sfida mentale e fisica. Dopo aver ampliato la vostra Comfort Zone vedrete quanto diventi facile sfidare ed ampliare altre aree della vostra vita. Poi magari, come me, vi chiederete perché avete impiegato così tanto tempo per fare un cambiamento.

  1. Lucia Rispondi

    Sei mitica! Ti adoro!!

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