Passi al minuto correndo
Ogni persona che corre ha un suo ritmo interno. Qualche volta i passi si avvicinano con una cadenza piacevole che quasi invitano a seguirli. Più spesso, nelle retrovie prevalgono i passi lenti e faticosi. Di sicuro sono controproducenti e frenanti. Non chiedetemi per quale motivo ho pensato al metronomo. L’unico modello che conoscevo era la vecchia piramide di legno e acciaio. Non sono mai stata particolarmente incline alla musica. Non so suonare così come non so leggere le note sul pentagramma. Canto pure male anche se questo non mi impedisce di intonare canzoni ad alta voce in macchina (da sola) o canticchiare una ninnananna a mio figlio prima che si addormenti. Eppure sono sempre stata circondata dalla musica. Mio padre era un deejay e ho vissuto negli anni settanta mandando a memoria la “top ten” della settimana, con la radio perennemente accesa sul suo canale. Ecco perché è strano che mi sia venuto in mente di correre con un ritmo imposto da un metronomo. Vedevo e sentivo che il mio passo era più lento di molte altre persone con le quali correvo. In qualche occasione cercavo di seguire il passo di una mia compagna di allenamento che possiede un ritmo fantasticamente rapido, riuscendovi per qualche minuto. E, in quei minuti, guadagno metri su di lei senza nessuna fatica.
Se guardate gli atleti d’elite in maratona corrono anche a 180-200 passi al minuto. Quelli di un novizio si aggirano intorno ai 160/170. Un passo ampio ed una bassa frequenza produce un maggiore caricamento sulle ginocchia col risultato di disperdere molte energie preziose.
Per prima cosa sono andata in un negozio di strumenti musicali e ho consegnato ventidue euro al commesso per un metronomo da tasca. Era grande quanto un orologetto da polso. Sono andata in pista e ho fatto un riscaldamento di venti minuti sincronizzando il mio passo naturale con la frequenza del metronomo: 165 bpm. Ho cronometrato un chilometro. Dopo una pausa di tre minuti ho alzato i battiti a 170. Ho subito riscontrato che miglioravo di dieci secondi. Il terzo chilometro è stato corso a 175 battiti e sono migliorata di altri venti secondi. L’ultimo chilometro, a 180 battiti, mi portò un ulteriore decremento di cinque secondi. In seguito a questo piccolo esperimento decisi che il mio passo ideale sarebbe stato di 175 passi al minuto. Forse lento per i più ma funzionale per me. Inizialmente, nei miei allenamenti, correvo con il metronomo soltanto per frazioni di un minuto, con un altro minuto di recupero a corsa libera. Pian piano ho aumentato il
tempo delle ripetute con il marchingegno fino a dieci volte per un chilometro Avere qualcosa che detta il ritmo per voi consente di pensare ad altro: alla lunghezza del passo, alla tensione della spinta, alla postura o, semplicemente, a nulla! Con la pratica, il ritmo diventa quasi vostro, potendolo variare a piacimento in base ai momenti e alle situazioni: vi vien voglia di andare più forte? cominciate ad essere stanche? avete bisogno di una marcia in più? Può darsi che il vostro ritmo innato sia quello giusto. Beate voi! Ma per chi non c’è l’ha, conviene provare.