Racconto di Ironman Cervia 2017
Preambolo
Nelle settimane precedenti all’Ironman di Cervia ero nervosissima senza sapere il perché. Ero arrivata a chiedermi perché avrei dovuto cimentarmi in una prova così impegnativa se doveva ridurmi in quello stato. La preparazione era andata bene ma il caldo dei mesi estivi non finiva mai. Allenarsi ad agosto, il momento di maggior carico, è stato difficilissimo. Battagliavo con una fatica perenne che non riuscivo a togliermi di dosso. Se mi avessero detto, in quel momento, che avevano cambiato la data della gara al 20 di agosto avrei detto di sì, tanto ero stufa di nuotare, pedalare e correre. A settembre la situazione meteo è migliorata e da lì ad arrivare al 23 settembre è stato un batter d’occhio.
Sono andata a Cervia da sola, giovedì, per fare tutto con calma. Mio marito Piero sarebbe arrivato il giorno dopo. Avevo prenotato un albergo a 400 metri dall’arrivo, una postazione perfetta. Giovedì sera andai con un’altra amica concorrente alla cena di benvenuto per gli atleti. E’ stato incredibile essere circondata da così tanti atleti stranieri, il 70% dei concorrenti!
Venerdì mattina una nuotata di prova nell’adriatico. Il mare era fresco ma non freddo e con onde contenute. Ho portato la bicicletta al check-in, controllando prima le ruote. Ho posato le sacche per i cambi e poi sono andata a prendere Piero alla stazione. Una bella serata romantica con cena in un ristorante locale e, poi, a letto presto per alzarsi alle 5:20.
Il Nuoto
Non vedevo l’ora di iniziare la frazione di nuoto. Quest’anno avevo cambiato il mio approccio in allenamento insistendo un po’ di più sulla distanza. Gli allenamenti erano sempre composti da esercizi, progressioni, ripetute ed allunghi ma la somma delle prove non era mai inferiore ai 3000 metri. Alla partenza sono entrata nella gabbia 1:20-1:30 perché sono una concorrente corretta. Ho notato che quel 89% di concorrenti maschi erano quasi tutti schiacciati nelle gabbia dei tempi inferiori.
Appena entrata in acqua mi sono ritrovata circondata dagli stessi uomini “veloci”. Ho fatto un numero infinite di partenze con sole donne e posso dire che in confronto, gli uomini sono proprio inqualificabili. Uno faceva già dorso dopo nemmeno cento metri. Ho preso un calcio in testa e, ad un certo punto, mi sono trovato un concorrente aggrappato alle mie gambe. Ho dovuto fermarmi e, gentilmente, chiedergli di starmi alla larga. Ho cercato di mantenere la calma e ricordarmi che dopo un chilometro si sarebbero diradati.
Nel primo tratto di 2,200 metri il mare era abbastanza calmo e si poteva nuotare benissimo. Le boe erano visibili e ben posizionate da sapere sempre in che direzione andare. Nonostante ciò vedevo triatleti alla deriva a destra e sinistra. Ho cercato di concentrarmi e mantenere una linea dritta. Esco e rientro per fare gli ultimi 1,600 metri e mi ritrovo con “Frogman”, uno che ha deciso di nuotare a rana per tutta la distanza. Era bravo, devo ammetterlo. Ho impiegato almeno cinque minuti a sorpassarlo e, in quella fase, mi ha rifilato diversi calci al fianco. Nel secondo tratto l’acqua sembrava leggermente più agitata con rischio di bevute. Quando, finalmente, sono arrivata alla fine e potevo camminare nell’acqua verso l’uscita, ho visto il mio orologio che segnava il tempo (per me) incredibile di 1:15. Personale sulla distanza!
Dall’uscita dall’acqua all’uscita della bici la transizione era di 1.500 metri misurati. Un’infinità. Si doveva correre per forza e, anche, alla svelta. Avevo deciso di utilizzare un body per tutta la gara e, così, ho solo cambiato le scarpe e aggiunto una giacca per la bici. Questa aveva due funzioni: tenermi la pancia più calda e portare del cibo nelle tasche posteriori. Vestita e pronta per affrontare 180 chilometri ho preso la bici e sono uscita dalla transizione.
La Bicicletta
Dopo la linea rossa monto in bici e foro subito la ruota anteriore. Credo in quel momento di aver detto “No, no, no, no, noooooooooooo!!!!!” Qualcosa del genere…
Sono andata in panico completo. Lacrime. La riparazione di una ruota forata era sempre stato un lavoro di gruppo che si faceva ridendo e scherzando. Qui non c’era nessuno ad aiutarmi. Ho chiesto al giudice di gara dov’era il tecnico ma mi ha solo indicato le pompe che erano all’uscita e di spostarmi.
Sempre in panico e con fiumi di atleti che mi passavano davanti ho cercato disperatamente di ragionare. “Lascia stare le emozioni e concentrati su cosa puoi fare per superare questa situazione. THINK!!! COSA DEVI FARE ORA? Ho tolto il kit da sotto la sella. Ho aperto il copertone e ho sfilato la camera d’aria…poi panico per un altro paio di minuti buoni. Ho ragionato sul karma, sulle prove nella vita e sul fatto che non succedeva nulla di grave in quel momento. In questo momento ho amici che stanno attraversando situazioni davvero difficili nella vita. Questa non era una di quelle. Era solo una ruota forata che andava riparata. Punto.
In quel momento è apparso un gentilissimo e sorridente signore dell’organizzazione. Mi ha preso per il braccio e mi ha detto che il tecnico si era spostato e mi aspettava dieci metri più in là. Hanno finito tutto in due minuti il lavoro che io, maldestramente, avevo iniziato venti minuti prima. Erano trascorsi ventidue minuti ma, almeno, sono ripartita.
Il percorso bici mi ha piacevolmente sorpreso per la sua bellezza. Siamo passati davanti alla laguna con i fenicotteri rosa. Sulla tangenziale si poteva pedalare bene ed in modo fluido. A Bertinoro c’era la salita dura, ma necessaria per rompere la monotonia. Comunque, arrivata in cima con tratti al 15% (che molti atleti l’hanno affrontata camminando), è iniziata una bella e lunga discesa per fare velocità e recuperare. Tutto il percorso era completamente chiuso al traffico e, in alcuni tratti, con un tifo da stadio.
Qualcuno faceva scia? Certamente, succede sempre oramai. Al 150° chilometro la situazione che mi ha fatto più ridere. Con vento contro un signore italiano M60 (si leggeva sul pettorale obbligatoriamente sul retro) faceva scia su un danese. L’Italiano succhiava la ruota a mezzo metro di distanza e si girava ogni dieci secondi per controllare che non ci fosse un giudice a multarlo. Cosa vuoi fare? Ad ognuno la sua gara!
C’è sempre un momento, durante l’Ironman, nel quale avverti la stanchezza di stare in bici ma, poi, ricordi che ti aspetta una maratona! Allora gli altri minuti in bici sono quasi gradevoli. Ero comunque pronta per vedere Piero, gli atleti sul percorso e gli amici che erano venuti a guardare lo spettacolo della gara. Avanti con la maratona!
La Corsa
Alle prime persone che ho incontrato sul percorso podistico (Alessia, Piero, Alina…) ho subito piagnucolato: “ho forato!”. Giustamente mi hanno zittita ricordandomi che stavo correndo in gara. Era ormai acqua passata.
Avevo lo stomaco in buon equilibrio ma sapevo di dover stare molto attenta. Mi ripugnava l’idea di dolci (gel, barrette) ma era forte il desiderio di qualsiasi cosa salata. Ho guardato l’offerta al primo ristoro e ho elaborato la mia tattica. Un pezzo di banana con un paio di pretzel salati insieme ad acqua per la prima metà di gara. Nella seconda metà, a posto dell’acqua, coca annacquata per un po’ di zucchero in più. E’ stato per me vincente, non ho avuto problemi intestinali.
Il percorso era molto vario. Al tratto più bello ho dato il nome “la foresta magica”. Dopo il secondo ristoro si entrava all’interno di una pineta che avevano attrezzato con una fila di un chilometro di luci. Ho fatto un patto con me stessa che nella foresta magica dovevo sempre correre senza camminare. Era facile farlo perché ti perdevi nei profumi degli alberi ed il silenzio della notte. Quando gli atleti entravano smettevano di chiacchierare per poi riprendere la conversazione quando si tornava sulla strada.
Ho camminato e corso ma senza previsioni di come o quanto. So per certo che non si può camminare troppo, non puoi fare chilometri interi altrimenti impieghi troppo. Camminavo cento metri e correvo quattro cento. Alternativo cento e cento. Qualsiasi combinazione delle due per farmi andare avanti. Ho camminato per un po’ con l’amico Alessandro e poi ho incontrato e camminato con Massimo che non vedevo da anni. Rivedevo Alessia, Daniela ed Alina ad ogni giro. E poi sempre Piero che mi tranquillizzava solo con la sua presenza. (inserisci cuoricino…)
Il quarto giro è stato il mio più veloce. Ho ringraziato di nuovo tutti i volontari ai ristori, ho salutato la foresta magica per l’ultima volta, ho sorriso ai ristoratori che mangiavano nella zona di Milano Marittima e mi sono diretta con gioia verso l’arrivo per gli ultimi magici metri.
E’ stata Alina a farmi la bellissima foto d’arrivo e di mettermi la medaglia al collo. Ma era all’uscita che mi aspettava la sorpresa più grande di tutta la giornata.
A vedere la gara era venuto il mio amico Mauro Mongarli insieme alla moglie Marcella e la loro figlia Laura. Ho conosciuto Mauro nel 1997 al mio primo triathlon Olimpico a Forte dei Marmi. E’ stato lui a darmi generosamente i primi consigli sul triathlon e come fare quella prima gara. Non lo vedevo da dieci anni e se non fossi stata così lercia di sale e sudore avrei abbracciato tutti e tre fortissimo. L’amicizia è davvero una cosa preziosa quando viene vissuta in questo modo.
A distanza di giorni dall’Ironman Cervia sono ancora in quello stato sognante nel quale ti senti di su una nuvola per buona parte della giornata. Rivivo i momenti positivi e mi godo le endorfine che ancora circolano da mattina a sera.
Tutti mi chiedono cosa farò adesso e soprattutto se nel mio futuro ci sarà un altro Ironman. In questo momento non lo so. E’ una gara bellissima che richiede molte energie fisiche e mentali per prepararla. Ma scriverò di questo in un altro post. Per ora mi godo un po’ di tempo con la mia famiglia stravaccata sul divano a guardare un bel film e senza addormentarmi dalla stanchezza.
Numeri finali:
Nuoto: 1:15:09
T1: 11:26
Bici: 7:41:44
T2: 8:07
Corsa: 5:32:56
Tempo totale: 14:49:19
6° posizione su 17° in age group F55 di cui 3 DNS e 5 DNF