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Venice di Betta (racconto di una maratona)

L’altro giorno è arrivato un commento nel mio post di NYCM ’09 da Elisabetta Iurilli. Mi sembrava un peccato lasciarlo nei commenti, così ve lo propongo per intero qui come post. Buona lettura!

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Venice Marathon
di
Elisabetta Iurilli

“Ogni maratona è diversa, ognuna è una storia a sé. Non dico in negativo, ognuna ti dà qualcosa di unico, che poi diventa un bel ricordo che ti arricchisce. Per me, se la porto a termine domani, sarà la trentesima. All´arrivo di ognuna delle passate mi sono sempre commosso come per la prima”.
Queste le parole di un podista incontrato, come tanti altri, in bus, di ritorno da Parco S. Giuliano a Mestre. Qui era stato posto il Marathon Village, il luogo dove tanti figli adolescenti accompagnano e tengono a bada genitori scalpitanti, mentre ritirano i pettorali per la gara e si aggirano curiosi per gli stands, in un gioco delle parti invertito.
La notte non riesco a dormire. Anche quella prima l´ho passata in bianco. Sono proprio agitata.
Il mattino seguente mentre esco silenziosa dal buio della camera d´albergo mi giunge la voce di Beppe che credevo dormisse: “Vai piano …”
Sono tirata come una corda di violino.
E´ l´alba a Venezia. Il cielo è azzurro e rosa e si riflette nell´acqua. Nei canali solo qualche motoscafo di servizio per le edicole o gli alberghi. Sulle cime dei pali a cui vengono legate le piccole imbarcazioni qualche gabbiano si riposa osservandomi procedere per le calli. Niente turisti in giro, solo maratoneti.
Pian piano diventiamo una piccola moltitudine. Andiamo verso il Tronchetto per prendere l´autobus che ci porterà a Stra per la partenza. E´ come se avessi lasciato le corde vocali in albergo, non riesco a parlare con nessuno, se m´interpellano rispondo a monosillabi.
L´autobus si riempie subito, siamo accalcati l´uno contro l´altro.
La strada che percorriamo sembra non finire mai. Un podista di Roma non riesce a darsi pace, continua a dire: “Ma la dobbiamo fare tutta? Ma quando finisce?”

A Villa Pisani l´organizzazione è stupenda, è quella dei grandi eventi, con speaker, the caldo, spogliatoi e servizi igienici, camion per il trasporto indumenti, percorsi guidati che immettono nelle giuste gabbie di partenza.
I volontari ci coccolano, hanno le parole giuste per indurci alla risata che stempera la tensione …
Anch´io mi sciolgo pian piano, nonostante il pensiero fisso sia quello che oggi potevo starmene molto più tranquilla a casa a fare la calzetta, piuttosto che venire qui a corrermi una maratona …

In gabbia vicino a me gente simpatica. Si chiacchiera perché la voce mi è tornata, mentre partono gli hands bikers, le e i top runners. Poi toccherà a noi. In cielo un elicottero che ci riprende. Non appena gira sopra le nostre teste ci sbracciamo a salutare. Siamo in diretta tv, anche se per pochi minuti.
Poi lo sparo, e le gambe che impazziscono, vorrebbero correre, ma siamo in tanti, bisogna frenarle per un po´, tenerle a bada, sperare che poi lavorino bene, facciano il loro dovere …
Costeggiamo il Brenta. E´ verde e tranquillo nel suo scorrere, sembra quasi immobile. I paesini si susseguono bellissimi l´uno dietro l´altro, Fiesso d´Artico, Dolo, Mira, Oriago, con le loro splendide Ville Venete a raccontare storia, arte e cultura.
Ogni due chilometri e mezzo circa una band di ragazzi che suonano allieta il nostro passaggio. E´ il rock più bello che abbia mai sentito. A Dolo ci sono anche gli sbandieratori medievali in azione, e poi la gente … Ci aspetta assiepata ai lati della strada, trattenuta a stento dalle transenne. Ci fa forza, ci incita, sporgono le mani per darci il cinque, sia adulti che bambini, ci chiamano per nome, è scritto sui pettorali, non si stancano mai. Aspettano di vederci passare come nel mio paese si aspetta la Milano – S. Remo ciclistica, solo che mentre a Masone il passaggio si riduce ad un attimo qui i tempi sono dilatati. Questa gente è fantastica ad incitarci senza sosta proprio tutti.
Sento vicino a me l´arrivo di un gruppo. Mi faccio di lato. Tre o quattro carrozzelle di ragazzi sfortunati, che forse non sanno neanche cosa sta succedendo intorno, vengono spinte a turno da runners con la maglia bianca e azzurra. Mi prende il magone. Avevo visto cose simili in internet, ma lì spesso si mescolano finzione e realtà, qui è tutto vero, e quelli che mi hanno sorpassato sono angeli in carne e ossa.
Più avanti vedo un ragazzo di Ovada. E´ bello incontrare gente che abita vicino a te mentre si è lontani da casa. Chiacchieriamo per un po´, poi ci lasciamo, ora allunga lui, ora allungo io.
Mi diverto a leggere le scritte sulle magliette. “Chi ama corre” è la mia preferita, firmata S. Agostino.
Più avanti Marghera, poi Mestre e il parco S. Giuliano, dove sono stata il giorno prima.
Ce lo fanno girare in lungo e in largo, è enorme, si vede gente che corre ovunque, sembra non finire più. Ci sono anche tante famiglie con bambini venuti a godersi questo polmone verde.
Vedo in cielo qualcosa di strano. E´ un bellissimo aquilone scuro a forma di falco che vola vicino a noi. Visto in lontananza l´effetto è proprio quello del planare di un volatile. E invece alla fine del filo c´è un bimbo che sorride felice.
Vedo un Acqui Runner. Lo saluto. Lui guarda la mia canotta della Città di Genova e mi chiede se sono l´amica di Giovanni. “Sì, sono proprio io!” E il ricordo del comune amico, grazie al quale ho conosciuto la corsa, mi dà forza alla testa e alle gambe.
Arrivo ad un ristoro. “Mangia bene che poi hai il ponte …”
Il ponte … Me ne ero scordata! Dicono che sia il luogo della crisi, quel ponte che non finisce mai, con Venezia che si vede in lontananza e che resta sempre lontana …
Allora corriamoci incontro a quel ponte!
E´ lungo, vero, ma il lungomare che dai campi di calcio di Arenzano porta a Cogoleto, dove mi allenavo, era peggio!
Ci raggiunge piano piano un pullman rosso. Penso che sia strano che un mezzo a motore passi qui dove siamo noi. Alzo lo sguardo. Sopra ci sono gli atleti che si sono ritirati. Non parlano, guardano in basso, sono doloranti. Mi prende un po´ di tristezza infondo al cuore, meglio pensare alla gara.
Si entra in Venezia e tutto diventa magico. La laguna è uno spettacolo. I ponti si susseguono preceduti da cartelli che ne indicano il numero decrescente. I miei passi, posandosi sulle tavole di legno, le fanno sobbalzare facendo rumore, eppure mi sento leggera, mi sembra di volare … mi sto divertendo un sacco!
Il ponte più bello è quello di zattere che da S. Maria della Salute porta dritti a costeggiare piazza S. Marco e Palazzo Ducale. E´ il più lungo, ma la vista che si prende da lì allarga il cuore.
E´ di nuovo un chiamare per nome e un applaudire, ma la sensazione è che non siano solo semplici turisti quelli che ci incitano, sono gli accompagnatori al nostro seguito, quelli che sopportano il nostro alzarci presto al mattino, anche la domenica, il nostro tornare esausti, le nostre alzate d´ingegno quando abbiamo un sogno da inseguire … Stanno nell´ombra, ci accudiscono e ci fanno sentire protagonisti. Ascoltano all´infinito raccontare le nostre storie di corsa, fanno forza a noi e a chi come noi condivide le nostre fatiche, anche se non si conosce. Sono i primi spettatori di quella luce negli occhi che pervade il nostro sguardo al traguardo.
Ora ero prossima anche io al mio. Passare sotto l´arco blu fa sentire tutti vincitori.
Mi viene messa subito al collo la medaglia, ma le mie guance sono già solcate da lacrimoni caldi.
Piango come a Roma, forse un po´ più composta nel modo di farlo.
Cerco un angolino in disparte, per stare un po´ da sola.
Chissà se all´arrivo della mia trentesima maratona sarà ancora così, come per il signore di ieri …

La mia prossima sarà Trieste.
Ci vedremo ancora?
Ciao Betta

  1. hotel riccione Rispondi

    I’ve been reading a few posts and i’m adding your blog to my rss reader , thanks !

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