Pacers alla Treviso Marathon 2013
Domani mattina parto per Treviso e rimango sino a domenica per stare insieme a questa bella gente…
Se per caso venite all’expo, fermatevi per salutare!
Domani mattina parto per Treviso e rimango sino a domenica per stare insieme a questa bella gente…
Se per caso venite all’expo, fermatevi per salutare!
Quando si allena una persona non è semplicemente scrivere una tabella con esercizi da compiere. Devi entrare nella loro testa, cercare di capire come sono fatte. Tu, Elia, eri grintosa e determinata con un tocco di fragilità. Una persona bellissima.
Pochi giorni prima di partire per la tua vacanza mi hai telefonato per dirmi di inserire nella tabella qualche corsa più lunga, “Ho tanta voglia di correre al caldo…”
Voglio pensare che tu abbia potuto fare quella corsa lunga e goderti un po’ di sole. Mi mancherai immensamente.
La settimana scorsa ho allenato il mio gruppo di donne locali. Fuori faceva un freddo pungente. Il solito meteo di gennaio con un sottile strato di nebbia a terra. Mentre davo le istruzioni iniziali loro saltellavano su e giù per tenersi in movimento e scaldarsi. Abbiamo finalmente iniziato a correre e subito dopo a chiacchierare.
Eravamo in dodici, ma questo era solo un terzo delle persone che si erano iscritte per l’allenamento. E le altre? Sicuramente alcune di loro avranno avuto un cambio di programma, ma so che la maggior parte erano a casa o ancora a letto.
Durante il periodo invernale ricevo molti email e messaggi da runners che vogliono consigli. Non capiscono perché non hanno lo stesso desiderio che avevano una volta. “Una volta” inteso l’estate scorsa.
Lo vedo in due modi…
Primo, milioni di anni fa, quando eravamo tutti in giro in perizoma cacciando all’aria aperta, quando diventava freddo ci dirigevamo verso le nostre caverne. Rimanevamo per lungo tempo, almeno fino a quando l’aria non iniziava di nuovo a scaldarsi. Potevano passare anche alcuni mesi.
Spostiamoci milioni di anni in avanti: è rimasto in noi quel desiderio ancestrale per stare al caldo, nelle nostre caverne, quando fa freddo. Purtroppo abbiamo costruito una società e uno stile di vita che ci obbliga a mantenerci attivi tutto l’anno.
In secondo luogo, ogni singolo allenamento non sarà sempre un’esperienza fantastica. In inglese diciamo, Non saranno sempre gattini ed arcobaleni. (it won’t always be kittens and rainbows.)
In italiano si dice, non saranno sempre rose e fiori
(Personalmente preferisco i gattini…)
Non ho una formula magica per rendere più piacevole correre durante l’inverno. C’è meno luce e, qualche volta, piove o nevica. Spesso c’è ghiaccio sulla strada e bisogna cercare le scarpe giuste per non scivolare. Dopo molti tentativi (e qualche errore) troverete la giusta combinazione di strati da indossare, ma potreste anche impiegare tutto l’inverno per arrivarci.
Se sarete in grado di varcare la soglia dalla porta, stile robot, senza pensarci, è certo che i vostri sensi vivranno momenti indelebili. Dopo soli cinque minuti di attività sarete già scaldati. Siccome non c’è alcun rischio per il “colpo di calore”, sarà possibile correre più velocemente durante i mesi più freddi.
La cosa più bella di rimanere attivi durante l’inverno è che, una volta arrivata la primavera, non solo sarete pronti per iniziare gli allenamenti specifici, ma la condizione sarà ideale per gareggiare. Allora, senza indugiare, chiamate qualche amica o amico e affrontate con decisione l’allenamento invernale. Mancano solo sei settimane alla primavera. Praticamente domani!
Ho fatto qualcosa questa settimana che dovevo fare molto tempo fa. Ero però intimidita, spaventata e fissa nel mio modo di fare che era difficile fare qualsiasi tipo di cambiamento. Ho preso la decisione in un pomeriggio e, dopo solo una settimana, mi chiedo perché ci ho impiegato così tanto per dare una svolta alla mia vita.
Ho cambiato squadra di triathlon e (la cosa fondamentale) ho iniziato a fare allenamenti di nuoto in gruppo. Gulp.
Solo a scrivere quella frase mi fa capire quanto sembra ridicolo e sono sicura che vi state chiedendo dove fosse il problema. Prima un po’ di storia…
Quando ho iniziato a praticare il triathlon nel 1996 abitavo in Toscana e mi sono tesserata per una squadra locale. Andavo agli allenamenti in piscina e gareggiavo insieme agli altri affiliati. Due anni dopo mi sono trasferita in un altra regione, a 200 chilometri di distanza. Continuavo a gareggiare ma, ora, mi allenavo da sola. Sono andata avanti così per quindici anni!
Gareggiavo con nuovi amici ma continuavo ad essere tesserata sempre con la stessa società toscana. Sono rimasta “solitaria” per tanti motivi: i bambini da crescere, il lavoro che mi faceva viaggiare molto. Non ho orari stabili né un calendario preciso, così temevo sempre di trovarmi con una società che mi “obbligasse” a gareggiare. Sapevo di non potermi assumere un impegno simile.
Quest’anno mi sono proposta di cambiare un po’ di cose e, tra queste, ho incluso quella di trovare una nuova squadra di triathlon. La mia amica Lucia aveva già deciso di esordire quest’anno per cui abbiamo deciso di iscriverci alla stessa società. La prima domanda che ci hanno fatto era se avevamo piacere di allenarci con gli altri nella sessione di nuoto.
“No, vogliamo solo la tessera. Se vi incontrate per una pizza o qualcosa di simile, verremo con piacere …”
Ma, mentre ci allontanavamo, abbiamo iniziato a parlare delle nostre paure. Abbiamo ammesso che ci sentivamo intimidite a nuotare in gruppo. Eravamo preoccupate di essere troppo lente e incapaci di tenere il passo degli altri. Nuotiamo…bene. Sufficientemente per completare allenamenti di 2500 metri. Ma la tecnica? Da rivedere completamente. Così sapevamo che avremmo dovuto iniziare da zero e imparare le basi di nuovo, se fosse stato possibile. Così abbiamo convenuto di impegnarci per un solo allenamento e, successivamente, avremmo deciso se continuare con loro o allenarci da sole.
Abbiamo scoperto, poi, che anche l’allenatore di nuoto era intimidito quanto noi. Lui sapeva che non solo nuotavamo già ma che alleniamo in altri sport. Ha iniziato con la tecnica di base e, durante la prima lezione, mi sentivo spesso come se stessi annegando. Ma sessanta minuti di allenamento sono finiti in un lampo e ho sentito la mia voce dire che ero disposta a venire a nuotare tre volte a settimana. Quando mai! Anche se spalle e braccia facevano erano dolenti, l’allenamento mi era piaciuto molto.
Comfort Zones in inglese significa “zone di comfort” e ce l’abbiamo tutti quanti. Sono i nostri propri limiti che ci fanno sentire comodi, a nostro agio e al sicuro. Ma, ogni tanto, ci sono aree della nostra vita che devono essere ampliate, altrimenti lo spazio che ci circonda diventa stagnante e scipito. Se non facciamo qualche cambiamento verso quelle zone scomode, cominciamo a dubitare delle nostre capacità a farlo.
Ci sono molte Comfort Zones che possiamo sfidare anche durante la corsa. Correre più veloce, da un minuto a un chilometro, è esercizio per iniziare. Ci vuole solo un minuto! Accettare di incontrare un amico per una corsa o aderire ad un club locale è un’altra enorme espansione della Comfort Zone. Correre distanze più lunghe o iscriversi ad una gara è un altra sfida mentale e fisica. Dopo aver ampliato la vostra Comfort Zone vedrete quanto diventi facile sfidare ed ampliare altre aree della vostra vita. Poi magari, come me, vi chiederete perché avete impiegato così tanto tempo per fare un cambiamento.
Aspettavo all’ingresso del parco la mia compagna d’allenamento quando il mio telefono squillò. Era lei…ancora a scuola a distribuire i compiti in classe. Non sarebbe stata in grado di raggiungermi. Ho subito cambiato il mio piano e, dopo un riscaldamento di 30 minuti di corsa, ho deciso di fermarmi nell’area dedicata agli attrezzi da ginnastica all’aperto.
Certo, era una giornata fredda ed eravamo a gennaio, ma non c’era nessuno! Ho immaginato che proprio in quel momento, durante la pausa pranzo, probabilmente le palestre erano tutte piene. Ambienti caldi con filodiffusore di musica, televisori allineati in fila e sintonizzati su canali diversi. Qui al parco si potrebbero conseguire (gratuitamente) gli stessi risultati con il valore aggiunto di una carica metabolica: l’ambiente freddo.
Gli esercizi a carattere generale per la tonificazione dei muscoli sono essenziali per mantenere l’apparato locomotore in buone condizioni. E’ necessario costruire una solida base (muscoli e tendini), in modo che sopportino tutte le sollecitazioni meccaniche dovute alla corsa continua e all’aumento del chilometraggio. Non è necessariamente sollevare pesi, è sufficiente usare il peso naturale del corpo e la gravità farà il resto.
Ho usato la sbarra per fare le trazioni. Chi, come me, è deboluccia nella parte superiore del corpo, può aiutarsi mettendo i piedi leggermente in avanti e appoggiando le gambe per facilitare il sollevamento del corpo. L’importante è sentire un po’ di tensione alle braccia.
Poi ho visto un tavolo da pic-nic …
Perfetto per fare step! Salire e scendere da una sedia o da una scalinata è un ottimo esercizio per i glutei, indispensabili per una corretta postura durante la corsa. Il segreto per fare bene l’esercizio è di mantenere la schiena dritta e concentrarsi sui glutei. Se vedo un runner piegarsi in avanti gli chiedo di posizionare le braccia sopra la testa, con le mani unite. Questo aiuta a mantenere la posizione eretta e, se ci si inchina eccessivamente, tutto il corpo andrà in avanti. Sentendo che si è “fuori” posizione, diventa più facile trovare quella giusta.
Ho incluso anche burpees e squats. Così il mio allenamento è stato:
Ho impiegato solo 20 minuti per completare il circuito… ma il giorno dopo avevo tutto il corpo indolenzito! Un chiaro segno che non solo devo tornare al parco la settimana prossima, ma che lo dovrò ripetere ogni settimana.
Durante il mese di dicembre stavo formulando un piano nella mia testa per l’anno a venire. Sapevo già che il mio carico di lavoro sarebbe aumentato e dovevo capire come organizzarmi in modo da poter fare tutto.
La prima domanda che mi sono chiesta è stata “dove troverai il tempo per poter fare tutto?” Sapevo che la risposta era programmare meglio tutto. E poi seguire davvero i miei programmi. Sarà anche una questione di concentrarmi sulle cose importanti (nel momento) e imparare a delegare quando necessario.
La seconda questione che mi è venuta in mente è stata: “dove troverai l’energia per fare tutto quanto?” Lavoro a tempo pieno, ho un bambino ancora alla scuola elementare, spesso sono sola perché Piero viaggia per lavoro. Non ho parenti vicini e, poi, mi piace allenarmi tutti i giorni per le maratone o i triathlon. Qualche volta penso che le 24 ore non bastano per tutto quello che devo o voglio fare. Ho sempre avuto la sensazione che la quantità di energia da me posseduta fosse insufficiente per fare tutto. Allora, dovevo aver trovare un modo per averne di più (di energia). Tre cose mi sono subito venute in mente:
Per la nutrizione continuerò con i miei tre pasti al giorno, concentrandomi su cibi il più possibile genuini che possono supportare i miei allenamenti.
Ora la parte pazzesca…
L’anno scorso avevo deciso di farmi un tuffo in mare per il primo giorno dell’anno. E’ stata un’esperienza così esaltante che ho deciso di ripeterlo per il 2013. Quest’anno ho voluto essere un po’ più preparata e, nei giorni precedenti, facevo una doccia fredda di tre minuti ogni mattina. Era una vera tortura. Iniziavo a farmi scorrere l’acqua sulle braccia, poi passavo alle gambe ed, infine, riuscivo a bagnarmi tutto il corpo negli ultimi secondi. Ma poi qualcosa di incredibili succedeva: nelle prime ore dopo la doccia la mia pelle era frizzante e mi sentivo più “energetica”.
Quando è finalmente arrivato il momento tuffarmi in mare non ho avuto un secondo di esitazione. Per il resto del pomeriggio, e andando a dormire, mi sentivo proprio bene. Da allora ho letto tutto quello che potevo sulla termogenesi da freddo e le rotelle del mio cervello hanno iniziato a girare …
Anche in questo caso, lo considero come un modo per allenarmi meglio ed avere più energia. Se qualcosa viene fuori da tutto questo ve lo farò sapere. Nel frattempo vi auguro un anno produttivo ed energetico!