Boston Marathon con zero km
Vi ricordate a febbraio quando ho menzionato che dal mese di dicembre avevo avuto la febbre ben tre volte? Che ero iscritta alla maratona di Boston e per i prossimi due mesi mi sarei allenata con questo scopo? Beh, ho dovuto cambiare piano quando ho avuto la febbre di nuovo alla fine di marzo, tre settimane prima della gara.
Non so il motivo e non capisco perchè mi ammalavo; ancora oggi mi stupisce. Per assicurarmi che fu soltanto una questione di un sistema immunitario andata in tilt il mio medico ha ordinato tutti gli esami possibili ma ero sana come un pesce. Per fortuna.
Consultando mio marito (guru allenatore di casa e non) e la mia nutrizionista, Chiara Mezzetti, fu deciso che se stavo bene il giorno della gara avrei potuto partecipare. Il piano nutrizionale rimaneva uguale, Chiara ha soltanto aggiunto degli integratori negli ultimi dieci giorno per rafforzare quanto possibile il mio corpo indebolito.
Gli allenamenti erano duri. Ero lenta, mi sentivo debole e assolutamente scoraggiata. Ma continuavo fidandomi di queste due persone che volevano solo il mio bene. Sapevo che in qualche modo tutto sarebbe andato per il verso giusto, dovevo solo avere fiducia.
E così fu. Siamo arrivati a Boston venerdì sera e sabato mattina siamo andati subito a fare una breve corsetta girando per il centro. Mi sentivo bene. Oso dire fantastica. Domenica mattina siamo andati ad un evento (e ve ne parlerò fra un paio di giorni!) dove abbiamo corso di nuovo (poco) e mi sentivo sempre bene. Lunedì mattina, il giorno della maratona, mi sono svegliata pronta per partire… per dire…
Domenica le temperature erano arrivate a 29°c. Dovevano scendere a 20°c per il giorno della gara ed è comunque sempre caldo per una maratona. Ho comprato della crema solare e un cappellino bianco, incrociando le dita. Boston ha un tempo massimo di 6 ore 15 minuti ed io speravo solo di arrivare in fondo.
Ma se partivo…se partivo… sapevo nel mio cuore che sarei arrivata fino alla fine perchè mi sentivo proprio bene. Sicuramente meglio di quanto sentissi da mesi.
Se un giorno anche voi doveste trovarvi in una situazione simile il mio consiglio sarà sempre di provarci comunque SE – se – se – siete in salute il giorno della gara. Se non mi sentissi al cento percento o la febbre fosse tornata, non sarei partita. Avrei optato per fare il tifo per gli amici e lasciare tutto così.
Vedo spesso atleti che iniziano le maratone in uno stato di salute precario. Non solo non si divertono ma prolungano di mesi la guarigione. Si mettono in situazioni di vero pericolo. Io al contrario mi sentivo bene anche se avevo davvero pochi chilometri nelle gambe. Sapevo che la mia esperienza mi avrebbe comunque agevolato. Il piano era di assaporare ogni minuto della gara e divertirmi.
Il percorso di Boston è una montagna russa! Il primo chilometro va dritto in discesa per poi ritornare a salire. Ripetere per circa trenta chilometri e poi si trova un po’ di strada piatta. La mia tattica di gara fu di camminare una trentina di secondi ogni miglio, che corrispondeva ai ristori. Sapevo già in partenza che non avrei potuto continuare per tutta la gara così ma era una buon piano di partenza. Infatti è durato sino a metà gara e poi ho fatto tutto quello che potevo per arrivare semplicemente in fondo.
Era caldo, caldo, caldo per le prime due ore della mia gara (onda 4) e poi per fortuna si è annuvolato e potevo concentrarmi sulla corsa. Il percorso è storico, iconico, ed il pubblico è fantastico. Ho riso apertamente mentre passavamo davanti alle ragazzine urlanti di Wellesley e mi sono scappate un paio di lacrime quando ho visto il cartello della CITGO. Significava che eravano solo un miglio dall’arrivo!
La parte più difficile di tutta la maratona fu il tratto dall’arrivo fino all’albergo, di circa 1000 metri. E’ veramente il cervello che ci permette di correre per quarantadue chilometri ma una volta arrivati chiude bottega. Ho dovuto mettermi a sedere e riposare le gambe ben tre volte prima di arrivare in camera. Ma ce l’ho fatta!
Ho fermato una signora per strada e le ho chiesto di scattarmi una foto con la mia nuova medaglia. Mi ha ridato indietro il telefono con un abbraccio inaspettata ed un bacio sulla guancia aggiungendo che era fiera di me. Sì, ho pianto mentre camminavo dondolando verso l’albergo.
Il mio tempo finale fu di 5:27:54, assolutamente entro il tempo limite. 🙂
In un gruppetto di sei amici runner abbiamo fatto un breve tour di Cape Cod nei giorni dopo la gara per poi riprendere il volo e ritornare a casa, in Italia. Dopo sei giorni di riposo completo ho iniziato a correre di nuovo e mi sento speranzosa nel potermi allenare senza altre interruzioni. Avanti verso Ironman Cervia!
Sei semplicemente fantastica! Io sogno leggendoti…hai grinta e determinazione!!! tantissima stima per te!