Ironman Zurich – l’arrivo!
Allenamenti di corsa
Il ginocchio sinistro mi aveva dato fastidio dall’inizio dell’anno ma verso giugno era peggiorato. L’osteopata ha riscontrato il menisco fuori posto e ha fatto una manovra per riaggiustarlo ma continuava a darmi fastidio. Avrei dovuto riposarmi ma era impossibile nel bel mezzo della preparazione per l’Ironman. Ho cercato di riposarmi il più possibile e per tutto il mese di luglio non ho mai corso. Ho pensato che se peggiorasse potevo semplicemente camminare la maratona. La mia amica Serena Razzolini che fa il pacer delle 6 ore alla Venicemarathon mi ha dato qualche consiglio. Sapevo comunque che durante una gara qualsiasi cosa può succedere.
Maratona – 5:42:59
“Pensi che arriverò in fondo alla gara?”
Devo aver fatto questa domanda a mio marito almeno una cinquanta di volte … solo nell’ultima settimana! La sua risposta era sempre: “Sì, ci arriverai.” Una volta, ha aggiunto, “La mia più grande paura è che ti piacerà…”
Dopo essere scesa dalla bici il mio orologio segnava più di sette ore per completare la maratona. Era molto più tempo di quanto avessi sperato. Per la corsa avevo un Garmin, solo per poter giocare con altri numeri nella mia testa.
Nel Corso online Up & Running 5K Ho scritto un articolo sulla corsa con la musica. Dovrei dire la corsa senza musica! Consiglio sempre a chi sta iniziando a correre di provarlo senza ipod, giusto per capire come si sta. Nelle gare è spesso vietato l’uso dell’ipod per la sicurezza degli atleti.
Durante il nuoto, nuoti e durante la bici sei occupato con il cambio di marce, la strada e l’alimentazione costante. Durante la frazione di corsa io gioco con i numeri nella mia testa.
Ho iniziato camminando, giusto per abituarmi a stare di nuovo in piedi e per capire come stava il ginocchio.
Poi sono passata a un ritmo di tre minuti di corsa e un minuto di camminata. Ho continuato così per un sacco di tempo, forse un’ora. Ho visto Paula al primo giro e ci siamo date il cinque. Sentivo il ginocchio sulle salite e discese e in quei tratti ho camminato.
Ho deciso subito su un piano di alimentazione per lo stomaco che ancora mi dava un po’ di fastidio: avrei mangiare solo cibo “vero” sino alla mezza maratona. dal ventiduesimo chilometri avrei bevuto Coca Cola annacquata. Nessun cibo solido zuccheroso perché sapevo che mi avrebbe dato fastidio. Quando sono arrivata al primo ristoro avevano delle buste di sale. Ho usato la tecnica di Tim Noakes e ho messo soltanto un pizzico sulla lingue per far capire al mio corpo che aveva sale a disposizione. Questa tattica ha eliminato il bisogno di usare pastiglie di sali o bibite tipo Gatorade. Ho mangiato pezzi di banana e Pretzel e ho continuato a bere acqua. Non ho mai avuto nessun crampo.
Stavo correndo una maratona ma non sentivo che stavo correndo una maratona. In realtà stavamo correndo quattro giri e l’obiettivo era di prendere il braccialetto colorato ad ogni giro. Mentalmente questo pensiero rendevo i chilometri molto più facili. Un gioco piuttosto che una gara di lunga distanza.
Ero abbastanza sicuro che il percorso della maratona era prevalentemente pianeggiante, era su un lago, giusto? Beh, non lo era. Colpa mia per non aver studiato bene la mappa del percorso! Siamo andati giù le scale di un passaggio pedonale sotterraneo e poi su per tornare dall’altra parte della strada. Siamo entrati in un parco collinare con sentieri sconnessi. All’uscita dal parco ci consegnavano il braccialetto di spugna per poi continuare verso il sottopassaggio di nuovo e continuare a correre lungo il lago. Ho usato il bagno tre volte per fare pipì. Forse non era necessario ma volevo sentirmi libera da fastidi. L’operazione bagno era sempre veloce: dentro e fuori in un minuto.
Un paio di settimane prima della gara avevo notato il nome di Fernanda Keller’s nel mio age group.
Fernanda Keller era un icona negli anni ’90, piazzandosi al terzo posto al campionato mondiale di Kona sei volte. L’ho visto passarmi davanti — è proprio minuta in confronto alle fotografie sulla copertina di Sports Illustrated – Ho urlato “VAI Fernanda” mentre passava. Alla fine è arrivata quarta nel nostro age group.
Per i primi tre giri c’era moltissimo intrattenimento. Piero mi incoraggiava ogni volta che gli sono passata davanti. La famiglia di Paula era sempre piazzata nello stesso punto sul ponte. Mi commuovevo ogni volta che vedevo da lontano il gruppo di U & R con i pompom rosa.
Io e Paula ci siamo incrociate sul lato est del lago una volta, due volte e poi alla terza mi sono messa a piangere.
“Cosa c’è? Stai bene?”
Ho iniziato a singhiozzare tra le lacrime su come ora ero sicura che saremo arrivate in fondo, che avremo finito questa gara! Ora era solo una questione di correre ancora mezzo giro. Ci siamo abbracciate per poi ripartire.
L’ultimo giro è stato il più difficile. Non tanto per la stanchezza quanto per il buio e la difficoltà che avevo a vedere il percorso. I tre minuti/uno di camminata erano svaniti nel tempo ma giocando con i numeri ho calcolato che se riuscisse a correre qualche passo in più avrei potuto arrivare sotto le 15 ore. Faceva male a correre ma faceva altrettanto male a camminare. Lo stomaco era sotto controllo e la Coca con acqua stava funzionando. Il tratto più veloce è stato quei ultimi quattro chilometri.
Gli ultimi cento metri verso il traguardo era accecante. C’era musica a bomba e luci psichedeliche e ragazze pom-pom. Sono arrivata con le braccia alzate urlando che ce l’avevo fatta!
Tempo totale: 14:54:58
La cosa più bella era trovare Paula proprio lì, al traguardo! Era arrivata poco prima di me. Era raggiante.
Siamo andate poi nella tenda per riprendere le nostre borse con i vestiti asciutti. Avevano una tavolata di cose da mangiare ma non avevo fame, preferendo un tè alla menta. L’ho bevuto mentre hanno inciso la medaglia…
Dopo aver trovato tutto il nostro gruppo ci siamo salutati e poi io e Piero siamo tornati al nostro appartamento. Ho bevuto ancora del tè con miele e dopo una doccia mi sono infilata nel letto. Mi faceva male ogni parte del corpo ma sono riuscita ad addormentarmi dopo poco. Sono rimasta immobile nel letto per sei ore.
La mattina dopo abbiamo fatto colazione in una pasticceria bellissima con un caffè e un sole estivo. A pranzo abbiamo incontrato il gruppo di Up & Running a Uetliberg, un parco naturale appena fuori Zurigo.
Dopo pranzo io e Piero abbiamo fatto una lunga passeggiata nel centro di Zurigo trovando un Starbucks per comprare la mia tazza souvenir #15. La mattina dopo abbiamo fatto i nostri bagagli e siamo tornati in Italia. La mia avventura Ironman era finita.
Tutti mi chiedono se farò un altro. La risposta è sì, ma non l’anno prossimo.
Se ci penso gli allenamenti, non erano poi così difficili. La difficoltà era nel coordinare il lavoro, la famiglia ed i recuperi (cioè, le ore di sonno). Per il 2015 devo dare le mie energie alla famiglia ed al lavoro. Continuerò certamente a fare triathlon e sicuramente qualche 70.3. Poi nel 2016 guarderò dove gareggiare un altro Ironman.
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Non avrei mai potuto fare tutto questo da sola e mi sono fatta aiutare da famigli ed amici in vari modi.
Grazie a Piero, Evan e Olivia che mi hanno permesso di allenarmi e gareggiare senza mai lamentarsi dei panni sporchi, pasti preparati in fretta o di dover ascoltare con pazienza l’ellenismo racconto di un allenamento.
Grazie a PaulaG che con dolcezza mi ha spinto ad iscrivermi a IMZ. Non vedo l’ora di fare un’altra avventura con te!
Grazie alla squadra Up & Running che si è spostata da vicino (Zurich) e lontano (Texas) per stare sul percorso della gara per quasi quindici ore, incoraggiandoci di andare sempre avanti. A Shauna per aver sempre creato del tempo per i miei allenamenti durante la stesura del libro.
Grazie a Linda Vandelli per i massaggi e riequilibrio del corpo.
Grazie a Lucia Calogero che si è allenata con me per innumerevoli ore in piscina ed in bici.
Grazie a Alessia Polemi, Massimo Coppo, Massimo D’Auria, Gianluca Crespi, Serena Razzolini, e Massimo Pozzo che mi hanno dato consigli sulla gara ed incoraggiato per un anno intero.
Infine, grazie al mio carissimo amico Mauro Mongarli che mi ha aiutato nella preparazione del mio primo triathlon olimpico nel 1997. Ho ancora la tua cuffia di Klagenfurt. Ora ti devo la mia di Zurigo.
WOW EMOZIONANTE BELLISSIMA AVVENTURA….O VISTO IL LAGO …..
GRAZIE MIKY
e dato che avevo la lacrimuccia ho dimenticato l’H di Ho visto il lago…..
ma la foto della sig.ra in Bici è Fernanda…l’atleta di cui parli????? WOW CHE MERAVIGLIA
Sì, è proprio lei, ha 52 anni è ancora gareggia – un ispirazione per me! Non trovo la parola con l’H mancante 🙂 —-