Ecco l’ultima parte della saga! Se avete perso le altre puntate sono qui:
Part I
Part II
Part III

Il percorso podistico era affollato e con un traffico pazzesco. Eravamo all’ottava ora della gara e gli atleti professionisti stavano quasi finendo. C’erano circa duemila triatleti su un percorso da dieci chilometri combattendo per avere un po’ di spazio. Sulle parti strette del percorso ho cercato di stare a destra; c’erano tanti che cercavano di fare un buon tempo finale e non volevo intralacciarli. A volte era semplicemente impossibile. Se c’era un aspetto che non mi è piaciuto di IM Barcellona è stato sicuramente il percorso della maratona.

Ho finalmente visto la mia famiglia e hanno gridato “AUGURI!!” mentre passavo.

Si correva la prima parte del percorso su un sentiero sterrato di fronte al mare. Continuava attraverso la transizione, altro sterrato, su lastrelle di legno, due sottopassaggi della ferrovia e un pezzo lungo di strada asfaltata con leggera salita. Ripetere quattro volte.

Al primo giro ho corso tranquilla. Io e Piero avevamo guardato il percorso vicino all’arrivo la sera prima e avevamo visto che era ben illuminato. Pensavo che tutto il resto del percorso fosse così. Mi sbagliai ed ecco dove iniziò ad aver problemi. Nel tratto di quattro chilometri dopo la transizione era completamente buio. In alcuni punti non si vedeva proprio niente e avevo paura di inciampare e cadere. Allora, camminai.

Ricevo un sacco di critiche da amatori Italiani per il fatto che non escludo la camminata dalle gare. Alcuni sembrano aver questa regola nella loro testa (perché non esiste altrove) che non è permesso camminare in gara. Alcuni addirittura mi hanno fatto capire che non posso nemmeno considerarmi un atleta “vera” perchè cammino negli Ironman e in maratona. Vorrei che fosse chiaro per tutti che corro e gareggio nel triathlon per divertimento. Non ho nessuna pretesa se non quello di raggiungere l’arrivo sorridente ed in salute. In ogni caso, la maggior parte delle persone che discutono su questo punto sono maschi di tre o quattro age group dietro di me. Così, sorrido e continuo a fare le cose che mi rendono felice. Non è quello che tutti noi dovremmo fare comunque?

Ho cercato di bere e mangiare qualcosa ad ogni ristoro, sempre mantendo sotto controllo stomaco ed intestino. Un pezzo di banana, di mela, un gel, un sorso d’acqua. Finalmente mi scappava la pipì (per tre volte!) e per fortuna c’erano bagni chimici in più punti.

Sapevo che avrei finito entro il tempo massimo ma c’era un buio pesto con luna calante. Con così pochi atleti ora sul percorso mi sentivo scoraggiata ogni tanto. Vedere la mia famiglia ad ogni giro mi ha salvato un po’. Evan ha corso con me per un chilometro dandomi suggerimenti per come andare avanti. “Mamma, respira profondamente. Rilassati le spalle…” Non so da chi ha preso!

Alcuni triatleti mi chiedevono se saremo arrivati entro il tempo massimo. La mia risposta fu sempre “continua a muoverti in avanti…”

All’ultimo giro un gruppo di tre che erano poco avanti mi urlò di sbrigarmi per stare con loro. Mi ci sono voluti circa dieci minuti per arrivarci ma poi abbiamo corso-camminato per un paio di chilometri insieme. E ‘stato bello parlare con qualcuno dopo tante ore da sola con i miei pensieri. Ad un certo punto sentivo che andavano troppo lenti per me e che avevo voglia di correre di più. Così, ho iniziato a correre e una di loro, una ragazza Belga, mi seguì. Eravamo quasi al traguardo, quando lei ha fatto uno sprint in avanti. Per me andava bene, avevo bisogno di un momento da sola per versare lacrime di gioia prima di correre gli ultimi cento metri fino al traguardo.

Tempo finale: 14:42:11
7° age group (su 13)

Mia figlia Olivia scattò questa fotografia di me all’arrivo. L’ha postato su Facebook scrivendo:”Penso che devi semplicemente credere molto in te stesso, qualunque cosa accada. Buon Compleanno, Ironwoman.”

Se ci fosse una lezione che avrei voluto passare ai miei figli dallo sport e della vita è proprio questa.
Credete in voi stessi, qualunque cosa accada.